Pochi giorni fa ho scoperto che un mio racconto, già presente in rete da quasi quattro anni, è stato pubblicato su un sito a pagamento, senza il mio consenso e con la paternità di un’altra persona. Subito ho informato il webmaster del sito e lui ha provveduto a correggere la paternità, ma non vuole porre una nota nella pagina principale per avvertire i lettori della errata indicazione e della avvenuta correzione. Posso imporglielo a termini di legge per difendere i miei diritti morali?

Quanto accaduto è davvero piuttosto spiacevole e mi sembra che il webmaster abbia decisamente ecceduto nel suo comportamento. Un racconto, soprattutto in virtù del fatto che era già stato pubblicato in rete, gode della tutela prevista dalla legge sul diritto d’autore che attribuisce all’autore un diritto morale ed un diritto economico di sfruttamento dell’opera. Conseguentemente il webmaster non avrebbe potuto riprodurre il racconto, pubblicarlo sul proprio sito ed, oltretutto, consentirne la lettura solo dietro pagamento, in quanto per porre in essere tutti questi comportamenti avrebbe avuto bisogno del consento da parte dell’autore. Il fatto che si sia limitato a cambiare il nome dell’autore, dopo una richiesta in tal senso, è ben poca cosa, in quanto come autore ha la possibilità di chiedere espressamente la cancellazione di quanto pubblicato e se sussistono anche le prove che sia stato pubblicato per un certo periodo senza tale consenso, per questa attività è possibile anche richiedere un risarcimento danni. Dal punto di vista pratico, la cosa migliore da fare è quella di contattare il webmaster facendogli presente che si è comportato in modo scorretto ed invitandolo almeno a pubblicare la rettifica che le sta giustamente a cuore. In caso contrario, e se è solo la rettifica che le interessa, occorre valutare in che contesto sia stato inserito il racconto. Se si tratta di una rivista, seppure solo telematica, allora la rettifica è un vero e proprio obbligo dell’editore e se non ottempera, gli può essere imposta con un ordine del giudice.